Il tempo non è necessariamente denaro e la mostra 'Tempo è lavoro' evoca la necessità di indagare uno spaccato
Ciò che si è costruito nel Nordest italiano negli ultimi 50 anni sono perlopiù capannoni. I numeri sono da capogiro. Eppure queste aree, che raccolgono buona parte dei lavoratori della regione, sono dei territori ancora invisibili. Luoghi attraversati senza accorgersene più di tanto. Luoghi di cui non si parla e che di fatto non si conoscono, sebbene fosse grasso che cola, lavoro, quello che uscì per decenni da queste fabbriche. Tanto da divenire una specie di religione, quella degli schei già ben rivelata da Stella nell’omonimo best seller. Fino alla crisi recente che ha fatto chiudere il portafoglio ma aprire gli occhi a tanta gente. Il tempo non è necessariamente denaro e la mostra ‘Tempo è lavoro’ evoca la necessità di indagare uno spaccato di questo tessuto straordinario di cui poco si sa. La fotografia, lo sappiamo, è il mezzo prediletto con cui congelare il tempo, e da qui affiora l’opportunità di raccogliere alcuni autori che con il loro punto di vista offrono un’occasione per riflettere su questo binomio.
Il tempo in Daniele Cinciripini è quello delle pause lavorative. Il progetto ‘Ten Minutes’, esposto per la prima volta in Inghilterra al Format Festival del 2013, raccoglie alcuni scatti di operai sorpresi in un limbo in cui il tempo perde ogni scopo produttivo. Secondo la legge italiana ogni impiegato ha diritto ad almeno 10 minuti di pausa all’interno di un turno di lavoro. Dieci minuti non sono abbastanza per andare lontano: sono il tempo adatto per una sigaretta, per fare due passi o per sedersi a pensare. E poi, tornare a lavoro. (danielecinciripini.it).
Nei ritratti degli imprenditori di Gianpaolo Arena invece recuperiamo insieme i volti e le tracce di vicende famigliari che hanno partecipato alla locomotiva veneta. Come quella di Schiavon resa celebre in tutto il mondo dai biliardi o di Bonollo che esporta da generazioni la tradizione delle grappe e distillati. Immagini realizzate dal fotografo trevigiano durante una campagna compiuta tra il 2010 e il 2013 in varie imprese padovane, su commissione delle locali associazioni di categoria. (gianpaoloarena.com).
C’è poi il tempo della pianificazione e delle lente trasformazioni che sedimentano sul paesaggio. Gli scatti di David Wilson, realizzati in occasione di un laboratorio fotografico condotto alla Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso nel 2012, ci mostrano in modo inequivocabile alcuni tratti caratteristici delle aree produttive venete. Ci troviamo a Zero Branco ma potrebbe essere ovunque. Tra i tipici insediamenti dispersi e confusi prevale un senso tragicomico di spaesamento. (davidwilson.it)Vi è infine nelle immagini di Fulvio Orsenigo il tempo dei cicli industriali economici. Siamo negli anni Novanta e le fotografie di Orsenigo ci raccontano da vicino le dismissioni di uno dei principali e discussi poli produttivi d’Italia: Porto Marghera. Un’area industriale molto vasta, sconosciuta al suo interno ma con uno skyline di ciminiere visibili dalla laguna di Venezia. Qualcosa di più di un caso studio, un capitolo che nel bene e nel male ha segnato la storia della politica industriale italiana. (fulvioorsenigo.com)
testo di Steve Bisson
Scopri di più sulla mostra ed il festival qui: workingtitlefilmfestival.it
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